La nostra comunità

Serino – brevi cenni storici

veduta di Serino dal Castello Feudale

Il comune di Serino, situato nella provincia di Avellino, è un agglomerato di frazioni. La sua posizione geografica ne fa un punto nevralgico della provincia. Serino si trova infatti a circa 30 km da Salerno, a 15 km da Avellino e a 60 km da Napoli, disposto lungo il raccordo autostradale Avellino Salerno che porta all’imbocco delle due autostrade principali, quella del Sole e la Napoli Bari. La sua conformazione è in larga parte montuosa con buona parte della sua superficie (circa 54 km quadrati) composti da boschi, castagneti e noccioleti. L’origine del nome “Serino”, secondo lo storico Francesco Scandone, ha antichissime origini e deriverebbe da “sarino” che vuol dire “chiaro”. L’appellativo veniva dato alle sorgenti d’acqua purissima che facevano singolare contrasto con il corso limaccioso del Sabato. Secondo lo storico Masucci, invece,  il nome Serino èda collegare all’aggettivo “sereno” con riferimento alla limpidezza del suo cielo. Molto più probabile è  che il nome Serino derivi da “sierra” ovvero “serra” o “chiudo” facendo riferimento ai monti racchiudono il paese. L’economia del paese è in larga parte dedita alla raccolta, lavorazione e commercio di castagne e nocciole, sia a livello industriale che artigianale. Ma anche il comparto turistico offre una vasta scelta di strutture alberghiere e di ristorazione all’avanguardia per ogni tipo di esigenza.

Monte Terminio

La comunità di San Biagio di Serino, sede dell’associazione

Questa prende il nome dal Santo protettore della gola al cui culto fu dedicata la prima Chiesa eretta nel territorio di Serino nel tardo Medioevo. Secondo lo storico Ottaviano De Biase, gli abitanti dell’allora Serino intorno all’anno 974 d.C., appena converti al cristianesimo, decisero di dedicare un tempio al martire Sancto Blasij e farne fulcro per i tanti pellegrini che si recavano in pellegrinaggio alla grotta del Santissimo Salvatore e per gli stessi che dalla zona del salernitano si recavano presso Monte Sant’Angelo.

La frazione San Biagio di Serino (AV)
Chiesa dell’Annunziata in una cartolina degli anni ’50

 Secondo un documento del 1308, a Serino in quell’anno furono censite tre strutture religiose: Il Monastero del SS. Salvatore del Terminio (soppresso nel ‘600), la Chiesa di San Biagio e la Chiesa di San Sossio (andate distrutte nel tempo). Quest’antica Chiesa era composta da tre navate e alta circa sei metri. Alcuni reperti architettonici furono portati alla luce a seguito dei lavori di ristrutturazione post terremoto del 1980 come ad esempio le due acquasantiere in pietra scolpita poste all’ingresso dell’attuale Chiesa.

Sulle rovine dell’antica Chiesa medioevale fu eretta, intorno all’inizio del 1500, l’attuale Chiesa dedicata al culto della S.S. Annunziata. Si tratta di un vero e proprio scrigno d’arte religiosa tra le più belle e artisticamente di rilievo dell’intero territorio serinese insieme alla vecchia Chiesa del S.S. Corpo di Cristo a San Giuseppe di Serino completamente distrutta dal sisma del 1980.

All’ingresso lo sguardo è subito catturato dalla dalla maestosità del portale in travertino. Esso è composto da due colonne e un architrave superiore sui quali sono presenti tre bassorilievi: Dio Padre (al centro dell’architrave superiore), l’Arcangelo Gabriele (sulla colonna di sinistra) e La Madonna inginocchiata (sulla colonna di destra). Elementi che richiamano l’Annunciazione.

cantoria in legno con l’organo “De Martino”

All’interno, posto sulla porta d’ingresso, vi è la cantoria in legno intagliata su di cui è collocato l’organo a mantice risalente al 1740, opera del Maestro Organaro Tommaso De Martino di Napoli. L’organo, tra i più antichi e grandi della zona della bassa Irpinia e alto salernitano, si compone di circa seicento canne e conserva ancora il funzionamento manuale originale.

Sotto la cantoria, in alto, vi sono tre affreschi del Pennino risalenti agli inizi del 1700 raffiguranti la “visione di S. Gaetano”, “la conversione di San Paolo” e “l’Immacolata con i Santi Vincenzo e Francesco”. Lungo le pareti laterali della Chiesa si trovano otto cappelle gentilizie dedicate nell’ordine a San Giuseppe, Sant’Antonio, L’Epifania del Signore, S.S. Rosario, S.S. Addolorata, Gesù morto, San Biagio, Santa Lucia.

Tutte adornate da splendide statue lignee di scuola napoletana del ‘6-700 ad eccezione dell’Epifania sul cui altare è presente una pregevole tela del 1571 contornata da un altrettante pregevole cornice alla cui base vi sono dipinti i tre momenti fondamentali della vita di Gesù e al cui base superiore vi è un trittico con la rappresentazione del Dio Padre, dell’Arcangelo Gabriele e della Madonna genuflessa. E’ particolarmente importante quest’altare in quanto fu eretto, nel 1571, da un’importante famiglia nobile di San Biagio. I De Leonardis. Sotto il soffitto, circondato da affreschi quasi completamente andati persi, c’è l’affresco principale del Pennino raffigurante l’Incoronazione della Vergine del 1720.

Andando verso l’abside si può notare la balaustra d’ingresso e l’altare maggiore, entrambi in marmo stile barocco. Posto sull’altare maggiore vi è la tela dell’Annunciazione, opera tardo barocca del pittore napoletano Nicola Malinconico, risalente sempre agli inizi del 1700. Ai lati della tela vi sono due statue raffiguranti San Felice e San Benedetto, risalenti agli inizi del ‘500. Queste due statue reliquari provengono dall’antico monastero del S.S. Salvatore del monte Terminio soppresso nel ‘600.

Sempre sull’abside, poste ai lati, vi sono tre tele. La prima, la più importante, è la “Pietà” di Francesco Curia. Opera del 1559/60 commissionata da un’altra importante famiglia di San Biagio, i De Stefanellis. Si tratta di una tela enorme, alta 3,5 metri e larga 2,35 raffigurante la deposizione dalla croce del Cristo morto e riposto fra le mani della Vergine Addolorata contornata da numerose figure tra cui alcuni Santi come San Lorenzo inserito per volontà del committente in omaggio al padre Lorenzo già Rettore dell’Università di Serino. La seconda tela, minore nelle dimensioni rispetto alla prima, è opera del pittore Francesco Manzini e raffigura la discesa dello Spirito Santo sulla Madonna e i Discepoli. L’ultima tela, piccola, rappresenta San Carlo Borromeo e proviene da un’antica cappella, andata distrutta, che si trovava in una zona di San Biagio ancora oggi chiamata “San Carlo”.

Adiacente alla Chiesa Madre possiamo trovare la chiesa della Confraternita di Maria S.S. del Carmine. Questa, costruita negli anni ’60 al posto di quella antica, custodisce una tela del ‘700 raffigurante la “Vergine delle anime purganti” e la statua lignea con abito ricamato in oro della Madonna del Carmine risalente ai primi ‘800. La Chiesa della S.S. Annunziata rappresenta il fulcro e l’orgoglio della comunità di San Biagio, essendo Lei, l’unica traccia di memoria storica miracolosamente rimasta in piedi in seguito all’immane terremoto che colpì l’Irpinia nel 1980. Tutto il paese andò quasi interamente distrutto ma, per fortuna, si contarono solo pochissime vittime.

La grotta del S.S. Salvatore del monte Terminio

Interno della grotta del S.S. Salvatore

Posta a circa 1370 metri di altezza, nel cuore del monte Terminio, troviamo una grotta naturale al cui interno vi è un altare dedicato al S.S. Salvatore e a San Michele Arcangelo. Il culto risale al 6-700 d.C. quando si iniziarono a vedere le prime masse di pellegrini che, dalla zona costiera salernitana, si recavano presso il Gargano alla grotta di San Michele. E’ tra l’800 e il 900 d.C. che, probabilmente, venne eretto presso la località boschiva di Serino denominata “Cerreto” il Monastero del S.S. Salvatore gestito dai Benedettini fino alla metà del 1600 quando fu soppresso. Si racconta che in seguito alla soppressione del Monastero l’ultimo frate raccolse le statue lignee del SS. Salvatore e di San Michele e si ritirò in eremitaggio in una grotta nel cuore della montagna e li vi eresse un altare. Morì qualche anno più tardi e le sue ossa sono ancora custodite nella grotta dietro una pietra in marmo. Per giungere alla grotta è necessario munirsi di mezzi fuoristrada oppure è possibile raggiungerlo a piedi.

Molto interessante potrebbe essere l’esplorazione della grotta attraverso il sentiero Italia CAI. Di seguito potete trovare il link del sito ufficiale CAI e un pdf dove ci sono tutte le specifiche del sentiero.

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